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"Finalmente il popolo pensa...e forse, tra poco, non avrà più bisogno di un Dio come freno": sono versi del 1781 che esprimono le attese rivoluzionarie del poeta francese dell'ateismo virtuoso Sylvain Maréchal, futuro membro della Congiura degli Eguali di Babeuf. La figura di Maréchal ha subito gli effetti di una secolare denigrazione dalla quale nel tempo alcuni studiosi hanno cercato di riscattarla, ma che si è ripresentata fino ai giorni nostri. Riaprire il suo dossier personale di comprimario di un'epoca che ha continuato a scaldare gli animi, generazione dopo generazione, significa anche porre nuove domande per una rilettura della storia intellettuale e culturale della Rivoluzione francese, della sua eredità e dei luoghi comuni che la riguardano. Il caso individuale, seguito anche oltre la traiettoria di una vita assai produttiva, spesa a diffondere e adattare a nuove circostanze l'eredità di una grande tradizione eterodossa, è come un filo rivelatore nella trama delle rappresentazioni della Rivoluzione stessa.